giovedì 29 settembre 2016

Referendum: perché Renzi se ne dovrebbe andare e perché dovrebbe rimanere


Il buon Matteo Renzi rimarrà nella storia come il presidente del consiglio più voltafaccia che l'Italia abbia mai avuto. I suoi cambi di parere sono più numerosi ormai dei cambi di marcia che un pilota di formula 1 fa durante un gran premio. Si parte dal famoso "Mai al governo senza passare per elezioni" all'ultimo voltafaccia in ordine di tempo relativo al ponte sullo stretto. Naturalmente anche il referendum è stato oggetto di questi cambi improvvisi di traiettoria: si è passati dal "Se vince il No mi dimetto e smetto di fare politica", alla spersonalizzazione e quindi all'incertezza di quello che farà in caso di vittoria del No, fino all'ultimo il governo rimarrà fino al 2018. Insomma tutto rientrato. Ora nel caso del referendum costituzionale Renzi può andarsene o no in caso di vittoria del No ed entrambi i casi ci sono motivazioni sufficienti per giustificare il suo gesto qualunque sia. Intanto si può senz'altro dire che in un paese normale, democratico e repubblica parlamentare, la materia costituzionale dovrebbe essere prerogativa del parlamento e non del governo per vari motivi. Il primo ed essenziale motivo è che la Costituzione è la prima legge di una paese democratico, quella cioè che sancisce le regole del gioco e quindi tali regole dovrebbero essere "pure" e non contaminate da alcuna ideologia politica. Soprattutto dovrebbero essere condivise da tutti gli attori che poi parteciperanno al gioco e cioè partiti e formazioni politiche varie. Ma l'Italia non è un paese normale e l'errore di fondo di Renzi, parte dal fatto che il governo stesso è stato il fautore principale della riforma e continuato in questo errore portando il parlamento ad approvare la riforma stessa a colpi di maggioranza e senza ottenere il consenso dei 2/3 del parlamento. In questo modo la riforma Boschi-Renzi-Verdini è la riforma del Pd, come quella del 2006 fu la riforma del centro destra, e come tale probabilmente, anche se passerà l'ostacolo del referendum, è probabile che appena la maggioranza cambierà, si provvederà ad una ulteriore riforma della Costituzione. Ora avendoci messo direttamente la faccia e avendola fatta propria del governo sarebbe abbastanza chiaro e logico che un voto contrario da parte dei cittadini equivarrebbe ad una mancanza di fiducia del paese e quindi le dimissioni di Renzi sarebbero la consequenza logica. Cameron in Inghilterra è l'esempio palese di che cosa dovrebbe fare un capo di governo. Allo stesso tempo però chi andrà a votare pensando di mandare a casa Matteo Renzi o di dargli fiducia, sbaglia profondamente in quanto qui è in gioco non una legge o un provvedimento qualsiasi ma la Costituzione, la legge più importante e fondamentale della vita democratica. Ecco perché alla fine in caso di vittoria del No, un presidente del consiglio intelligente e responsabile dovrebbe prendere atto del voto e quindi magari "provare" ad ascoltare quelle voci che durante l'iter parlamentare della riforma non ha ascoltato. In questo modo forse si potrebbe arrivare ad una nuova Costituzione nella quale davvero sarebbero corretti quegli aspetti importanti che dovrebbero rendere il paese in grado di diventare più efficiente e più democratico di quanto non sia attualmente. Ma per prendere questa strada occorre una buona dose di "intelligenza" politica, quella che in questo momento fa difetto a qualsiasi esponente politico presente in parlamento e nelle istituzioni. Insomma oltre gli aspetti negativi relativi ai contenuti di questa riforma, anche gli aspetti formali, relativi alle modalità attraverso le quali è stata condotta tutta la vicenda parlamentare, sono un enorme pasticcio per cui qualunque decisione prenderà Renzi dopo il voto sarà sbagliata o giusta a seconda da come la si vede. A dimostrazione del caos politico del nostro paese.

martedì 27 settembre 2016

Altro che riforme ... si ritorna al via in un eterno gioco dell'oca






Ogni giorno la dimostrazione che il problema del nostro paese non è la mancanza delle riforme ma una classe politica inetta, inconcludente ed auteroferenziale è sotto gli occhi di tutti. Le riforme in Italia ci sono state in questi anni, sia della costituzione che di altre normative essenziali per la vita del paese, ma tutte più o meno sbagliate e che non sono mai andate alla radice vera dei problemi che in qualche modo sono di intralcio allo sviluppo del paese stesso. Ogni maggioranza che si presenta al governo ha la sua ricetta, unica giusta ma purtroppo non condivisibile e così il paese arranca. Ora mentre da ieri è iniziato il cammino di avvicinamento al prossimo referendum per una ennesima riforma costituzionale che probabilmente non risolverà niente o poco e che abbasserà il livello della democrazia della nostra repubblica, il presidente del consiglio rilancia proprio in queste ore un progetto folle con la rispolverata promessa di posti di lavoro: il ponte sullo stretto di Messina. Un progetto che è già costato circa 600 milioni senza aver partorito alcunché nemmeno un progetto esecutivo realizzabile e condiviso, ma che anche per questo governo, che si spaccia di centro sinistra, la "futura" realizzazione di questo fantomatico ponte sarà la mano santa per risollevare il paese e creare ben 100.000 posti di lavoro. Il ponte che deve essere costruito ha già dato da mangiare a mafia e 'ndrangheta che per ora ne sono state le sole beneficiarie, ma ora che viene rispolverato chissà se anche la camorra napoletana ne possa mai trarre vantaggio. Insomma si torna al punto di partenza dell'ultimo governo berlusconiano e contro questa inefficienza politica e governativa poco possono fare le riforme, qualunque esse siano. Questo è il vero e reale problema dell'Italia, un problema generalizzato che vede l'inadeguatezza della classe politica come una specie di punta di iceberg di uno scadimento generale in qualsiasi campo e/o settore della vita sociale e culturale. Certo le eccellenze ci sono ma sono sommerse dalla mediocrità e dalla furbizia di una maggioranza che non vede oltre il proprio naso anzi che non arriva nemmeno alla punta del proprio naso. Altro che eliminazione del bicameralismo perfetto, qui nemmeno un tricameralismo sarebbe sufficiente per dare all'Italia la parvenza di una paese normale.

lunedì 26 settembre 2016

La scheda del referendum: un atto di propaganda ed un broglio elettorale preventivo


La scheda del prossimo referendum costituzionale, del quale si saprà oggi finalmente la data di svolgimento, rappresenta una specie di atto autoritario di regime in quanto contiene già nel testo la risposta al quesito referendario. Nel testo del quesito per esempio non compare mai la parola Senato che è uno degli aspetti principali della riforma Boschi-Renzi-Verdini sia perché ne vengono modificate e complicate le competenze, sia perché ne viene modificata la composizione e soprattutto la modalità di elezione. Ma la scheda, che invece di limitarsi a chiedere il parere favorevole o contrario alla riforma pubblicata nella Gazzetta Ufficiale chiede se si è favorevoli o contrario a ciò che la riforma stessa vorrebbe fare (ma che non fa), non riporta questo punto essenziale e si limita a citare cinque punti falsi e/o incompleti. Mentre il superamento del bicameralismo perfetto è smentito dal testo stesso della riforma, il contenimento dei costi è invece soltanto un'ipotesi tutta da verificare. Lo stesso presidente del consiglio, dopo essere passato da un risparmio di 1 miliardo di euro ad una cifra più contenuto di 500 milioni di euro, è stato smentito dalla stessa ragioneria dello Stato che ha quantificato il risparmio dovuto alla diminuzione del numero dei senatori in circa 47 milioni di euro che potrebbero arrivare a 53-54 milioni con l'abolizione del Cnel. Inquantificabile invece l'eventuale risparmio per l'abolizione delle province. Quindi per quanto riguarda il Senato si avrebbe un risparmio di circa lo 0.06% di risparmio sui costi di gestione del Senato stesso. Il quesito quindi del contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni non può essere smentito ma si sarebbe ottenuto un risultato maggiore semplicemente riducendo numero di senatori e deputati e magari rivederne al ribasso le eventuali indennità senza bisogno di stravolgere o meglio cancellare un pezzo di democrazia con l'eminiazione del voto popolare per la nomina dei senatori. 
Oltre agli aspetti sostanziali la scheda presenta anche un piccolo particolare di forma ma che in questa guerra per ottenere un Si senza approfondire i temi della riforma, acquista la sua importanza: nella disposione del Si e del No si è scelto di mettere prima il Si, a sinistra, e poi il No a destra. Il Si insomma compare alla fine del testo della scheda come prima scelta mentre il No è secondario in tutto la veste grafica della scheda stessa. Insomma la scheda nella sua composizione sia formale che sostanziale, non è certo neutrale come dovrebbe essere ma è un invito palese e nemmeno tanto nascosto a votare Si. Se non è regime questo.

sabato 24 settembre 2016

La bufala dell'abolizione del bicameralismo perfetto


Il primo punto della scheda sulla quale dovremo barrare il Si o il No cita testualmente: "Approvate il testo della legge costituzionale concernente disposizioni per il superamento del bicameralismo perfetteo". Indipendentemente da essere favorevoli o contrari al bicameralismo perfetto vigente nel nostro paese (in Italia da ormai oltre 25 anni si emanano leggi scritte con i piedi o peggio ancora costituzionali per cui forse due camere sono anche poche per cercare di controllare l'inadeguatezza della nostra classe politica), il punto sta nella falsità di questa ammissione in quanto la nuova costituzione non abolisce minimamente il bicameralismo perfetto ma anzi lo complica in quanto si dovrà di volta in volta capire quale legge debba passare anche al Senato e quale no. Vediamo in fatti il famigerato art. 70 della nuova costituzione che regola il procedimento legislativo. Il nuovo testo recita:
"La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le ..." e segue un elenco di categorie di leggi per le quale la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere, quindi leggi che dovranno passare sia alla camera che al senato. Ecco l'elenco delle categorie di leggi:

- leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali
- soltanto per le leggi di attuazione delle disposizioni costituzionali concernenti la tutela delle minoranze linguistiche, i referendum popolari, le altre forme di consultazione di cui all'articolo 71,
- per le leggi che determinano l'ordinamento, la legislazione elettorale, gli organi di governo, le funzioni fondamentali dei Comuni e delle Città metropolitane
- le disposizioni di principio sulle forme associative dei Comuni, 
- per la legge che stabilisce le norme generali, le forme e i termini della partecipazione dell'Italia alla formazione e all'attuazione della normativa e delle politiche dell'Unione europea, 
- per quella che determina i casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l'ufficio di senatore di cui all'articolo 65, primo comma,
- per le leggi di cui agli articoli 57, sesto comma, 80, secondo periodo, 114, terzo comma, 116, terzo comma, 117, quinto e nono comma, 119, sesto comma, 120, secondo comma, 122, primo comma, e 132, secondo comma.

Insomma un elenco abbastanza corposo per le quali resterà in vigore il doppio passaggio fra Camera e Senato, ma non è finita a sancire quanto il bicameralismo paritario non sia abolito. L'art. 70 infatti prosegue con il seguento comma:

Ogni disegno di legge approvato dalla Camera dei deputati è immediatamente trasmesso al Senato della Repubblica che, entro dieci giorni, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, può disporre di esaminarlo.

Seguono norme che tentano di limitare nel tempo questo passaggio fra CAmera e Senato, ma che non eliminano la sostanza dell'art. 70: ogni legge, anche quelle per le quali non è prevista l'obbligatorietà del passaggio, può transitare fra Camera e Senato. Ecco questa è la sostanza dell'articolo: il bicameralismo paritario non è abolito. Poi naturalmente si può discutere sul fatto che il sistema attuale del processo legislativo sia adeguato o meno al nostra paese. Per quanto mi riguarda io penso di si, almeno fino a quando la classe politica italiana dimostrerà questa sua incapacità nel legiferare sia in maniera chiara e non interpretabile sia fino a quando si continueranno ad emanare leggi anticostituzionali o che poi vengono smontate pezzo per pezzo dalla magistratura (fecondazione assistita docet). 


venerdì 23 settembre 2016

Ecco la scheda truffa con la quale Renzi intende imbrogliare gli italiani


Ecco la scheda che troveremo al prossimo referendum costituzionale sulla riforma Boschi-Renzi-Verdini: una vera e propria truffa sul voto e sul contenuto delle riforma stessa. Il testo chiede al cittadino se approva il testo della legge costituzionale e ne riporta 5 punti che sono marginali rispetto al succo della riforma stessa.
Primo punto: "Disposizioni per il superamento del bicameralismo perfetto" Questo è il punto più controverso in quanto addirittura falso nella sua esplicitazione. La riforma non supera in bicameralismo perfetto in quanto ci sono alcune categorie di leggi (alcuni sostengono 5 altri 7 ma è ininfluente il numero) che seguiranno l'iter attuale fra Camera e Senato mentre  per tutte le altre eleggi il Senato può chiedere la loro revisione e suggerirne le modifiche e quindi il rimpallo, se pur con limitazioni di tempo, rimane.
Secondo punto: "La riduzione del numero di parlamentari" In effetti i senatori sono ridotti di un terzo e quindi ciò che sostiene questo punto è vero ma poichè non è possibile votare a favore di un punto ed a sfavore di un altro o si prende tutta la riforma o si rigetta tutta. Senza contare che il numero dei senatori viene ridotto ma creando dei senatori che svolgeranno la loro attività come secondo lavoro e non come incarico principale.
Terzo punto: "Il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni" A parte che questo contenimento è tutto da dimostrare, chi potrebbe essere contrario al contenimento di costi ? Ma a quale prezzo ? Quello di avere senatori con doppio incarico che non potranno svolgere al meglio né il loro incarico principale (sindaci, consiglieri regionali) né il secondo quello di senatori. Insomma si può essere favorevoli al contenimento dei costi della istituzioni ma per questo è necessario stravolgere le istituzioni ?
Quarto punto: "La sopressione del Cnel" Questo è l'unico punto chiaro e semplice ma rimane il problema che per abolire il Cnel si deve accettare tutto lo stravolgimento incredibile sul Senato.
QUinto punto: "Revisione del titolo V della parte II della Costituzione" Altro titolo generico che comprende una serie non secondaria di articoli tutti da prendere e/o lasciare. La revsione del titolo V può essere condivisibile anche se non si capisce il motivo per il quale si tolgono alle regioni comoetenze sull'energia (giusto) e non si tolgono le competenze per esempio in materia di sanità, la materia cioè che ha creato più problemi sia di corruzione ma soprattutto di servizi che variano in maniera impressionante da regione a regione.
Detto questo l'aspetto più contrverso e soprattutto più ingannevole per il cittadino è che non si fa minimamente menzione su un fatto fondamentale della riforma: la cancellazione del voto dei cittadini per la elezione del Senato. Questo è l'aspetto più critico che mina anche la democrazia del paese che si ritroverà comunque una seconda camera con poteri legislativi ma che non avrà modo di incidere in quanto questa camera sarà formata da politici nominati dai consigli regionali e non eletti. Non menzionare questo importantissimo punto della riforma e indicare la cancellazione del bicameralismo perfetto rendono questo referendum una specie farsa di regime sperando che i cittadini capiscano l'inganno che si sta perpretando a loro insaputa.

giovedì 22 settembre 2016

Il problema non è il bicameralismo ma una classe politica inadeguata (e anticostituzionale)


La vicenda della legge elettorale, l'Italicum, è una delle tante dimostrazioni di inadeguatezza, inettitudine e incompetenza della nostra classe politica e soprattutto della maggioranza di governo che guida il paese. Si possono fare tutte le riforme possibili, costituzionali e non, ma contro l'incompetenza non c'è legge o riforma che possa raddrizzare le sorti di questo paese. Uno dei cavalli di battaglia dei sostenitori del SI al referendum costituzionale che prima o POI si terrà è la cancellazione del bicameralismo perfetto. Ammesso e non concesso che la riforma Boschi-Renzi-Verdini abolisca il bicameralismo (e basta leggere gli articoli della nuova costituzione per "capire" che non è così) che cosa si risolve con tale abolizione se poi chi ci governa vara una legge "La migliore del mondo che tutti ci copieranno" e la stessa legge viene rimessa in discussione prima ancora della sua applicazione ? Il problema non è la nostra costituzione ma il problema è una classe politica che governa pensando esclusivamente a come mantenere il potere e non ha varare provvedimenti e leggi che siano di una qualche utilità al paese. Poi naturalmente sul concetto di utilità si possono avere opinioni diverse a seconda del proprio pensiero politico, ma quando si vara una legge, come l'Italicum, che funziona benissimo per il partito che la sostiene al momento dell'approvazione e poi, quando cambiano le condizioni, si cerca di cambiare la stessa legge prima ancora di applicarla per "adattarla" alle nuove condizioni, non c'è speranza o riforma che tenga. E poi questa storia che le leggi e/o le riforme in Italia non si fanno a causa del bicameralismo perfetto o di qualche altro strano meccanismo della nostra Costituzione è una enorme bufala. La realtà è che dagli anni 90 in poi, grazie al "prezioso" contributo di Berlusconi agevolato da una finta opposizione di D'Alema, Occhetto, Veltroni e company, si è sviluppata nel paese una litigiosità da parte delle varie formazioni politiche che hanno portato a contrasti continui anche su questioni che avrebbero dovuto essere risolte con larghe maggioranze piuttosto che a colpi di fiducia. Questo, atteggiamento aggiunto ad una legiferazione complessa, incomprensibile e interpretabile, ha dato vita ad un sistema di leggi complesso e quasi sempre applicabile in diversi modi per cui la stessa legge da origine a sentenze diverse ed opposte. Un sistema intricato e nel quale è estremamente complicato muoversi. Ecco allora che riforme costituzionali e legge elettorali sono state portate a termine negli anni ritagliate su misura a seconda della maggioranza di governo e quindi destinate ad essere cancellate o modificate al cambio dello stesso governo. Ora siamo addirittura arrivati al paradosso che una legge, l'Italicum, approvata con il voto di fiducia chiesto dal governo, viene messa in discussione dal governo stesso: quindi il governo che chiede al parlamento il voto di fiducia e poi si sfiducia da solo. In queste condizioni dove vorremmo andare ?

martedì 20 settembre 2016

Ed alla fine anche il M5S del "cambiamento" diventò partito




Alla fine nonostante gli slogan, le parole d'ordine ad effetto, i proclami e le buone intenzioni anche coloro che si sono presentati come il "nuovo", come il "non partito", come i "non onorevoli" hanno fallito con tutto questo "nuovo che avrebbe dovuto avanzare" e sono diventati di fatto un partito per ora prendendone tutti gli aspetti negativi. Le vicende della giunta del comune di Roma sono state il primo passo verso questa "inevitabile" trasformazione, ma oggi arriva la certificazione definitiva a livello nazionale con un cambio di rotta del tutto tipico di un partito tradizionale sulla legge elettorale. Intendiamoci che si cambi una legge elettorale autoritria, antidemocratica e che tende a stravolgere la repubblica parlamentare in una repubblica fondata di fatto su un premierato nascosto, non può che essere un bene. Fino ad ieri però il M5S dichiarava apertamente come la legge elettorale non fosse una priorità per il Movimento, forte dei sondaggi che lo mettevano al primo posto fra le formazioni politiche e vincenti contro qualsiasi altra formazione ad un eventuale ballottaggio. Ora, dopo le vicende romane, i sondaggi iniziano a scricchiolare per il Movimento 5 Stelle ed allora meglio tornare indietro e mettere fra le priorità anche le modifiche alla legge elettorale. Ecco quindi che anche il Movimento dei cittadini scende sulla terra e diventa un partito che inizia a percorrere una strada ormai conosciuta nel nostro paese. Nelle vicende della giuta romana si è assistito ad una serie di difficoltà che si sarebbero dovute evitare soprattutto in considerazione del fatto che il M5S erano almeno 5 mesi che sapeva di vincere le elezioni comunali a Roma, ma queste vicende hanno messo in evidenza che anche all'interno di questo movimento esistono correnti, diatribe, lotte intestine .... ed è dovuto intervenire il padrone del movimento per quietare le acque. Insomma niente di nuovo sotto il solo ... d'altra parte se nel paese la politica è quella che è .. un motivo ci sarà.

Nel caos delle riforme anche la Consulta offre una stampella a Renzi






Ed ora con il rinvio della sentenza sulla costituzionalità dell'Italicum, riforma costituzionale e legge elettorale sono legate a doppio filo in un abbraccio incomprensibile. Un altro fatto che si aggiunge ai vari elementi che entrano in gioco nel referendum constituzionale e tutti indipendenti dal merito. Certo se la Corte Costituzionale avesse sentenziato l'incostituzionalità della legge elettorale sarebbe stato un bel colpo per la Renzi e soci e per la loro riforma della costituzione ed allora meglio lavarsi le mani (in Italia siamo molto bravi in questa pratica inaugurata da un certo Ponzio Pilato) e rimandare tutto al dopo il referendum. Come se la vittoria del Si o del No cancellasse con un colpo di spugna dall'Italicum i sospetti di incostituzionalità. Certo se la riforma della costituzione fosse respinta dal voto popolare anche la legge elettorale inevitabilmente dovrebbe essere rivista in quanto non prevede il voto per l'elezione del Senato ma la parte che riguarda il voto della Camera rimarrebbe e quindi conserverebbe tutte quelle storture che ne mettono in dubbio la costituzionalità. D'altra parte tutto questo caos è stato messo in piedi da un parlamento inadeguato ed esso stesso "incostituzionale" ma soprattutto da una maggioranza guidata da un fanfarone che oltre a cambiare parere due volte al giorno si sta dimostrando, insieme ai suoi ministri, un perfetto incompetente in materia di istituzioni. Il trio Renzi-Boschi-Verdini hanno modificato ed approvato una legge elettorale tagliata per una riforma costituzionale prima ancora che la riforma stessa passasse sotto il vaglio del voto popolare e fosse quindi definitivamente approvata. Naturalmente il giochetto, per quanto maldestro dal punto di vista delle istituzioni, è stato organizzato dagli autori con il semplice obiettivo di mantenersi in vita e mettersi al riparo da eventuali sfiduce e rischi d elezioni anticipate: chi si prenderebbe la responsabilità di andare al voto senza di fatto una legge elettorale idonea a garantire il voto ? Perfino l'ex cavaliere aveva fatto tutto meglio ed in maniera più intelligente approvando la "sua" riforma costituzionale alla fine del suo governo e quindi liberandosi dalla costrizione di spostare il voto referendario sulla propria persona lasciando la discussione al merito. Oggi invece si discute di tutto e di più ad esclusione delle vere implicazioni di questa "schiforma", perfino Cacciari dichiara: "Questa riforma fa schifo ma voterò Si". Siamo oltre la frutta, il caffè e l'ammazzacaffè ed ora anche la Consulta si infila in questo tunnel.

domenica 18 settembre 2016

Il buon Renzi non perde il vizio e con le parole maschera i fatti


L'ultima sceneggiata renziana, dopo il vertice di Bratislava, dimostra ancora una volta la destrezza del presidente del consiglio nel fornire una visione della realtà tutta sua che solitamente non corrisponde ai fatti. Dopo la rappresentazione di Ventotene, nella quale aveva tentato di occupare il posto rimasto libero fra Hollande e la Merkel a causa della brexit, il giovanotto di Firenze pensava di andare a braccetto con i due e di ottenere quella flessibilità indispensabile per la prossima legge di stabilità. Ma il nostro caro megalomane ha pensato bene nel frattempo anche di tenere il piede in due staffe partecipando anche all'incontro organizzato da Tsipras dei paesi dell'Europa del Sud con l'obiettivo di portare l'europa e soprattutto la Merkel verso territori meno austeri. Insomma serietà zero da parte dell'Italia che è passata dagli sberleffi berlusconiani alle bravate renziane con tanta disinvoltura ma con lo stesso risultato: contare meno di 0 a meno che non si organizzino giornate vacanziere su una portaerei come la giornata di Ventotene. E così a Bratislava Hollande e Merkel si presentanto alla stampa per una partita a briscola in due lasciando fuori dalla porta il terzo, Renzi, ormai inutile anche per una partita con il morto, l'inghilterra. Naturalmente il buon Matteo non poteva lasciarsi mettere nell'angolo senza reagire, proprio in questo periodo in cui la campagna per il referendum costituzionale sta entrando nel vivo ed il Si è in difficoltà. Ecco allora che mette il broncio, assume un'aria superba e di superiorità e inveisce con la mamma severa, Angela, che non lo può trattare così giustificando poi la sua assenza dalla conferenza stampacon il motivo della contrarietà alle conclusioni del vertice. In realtà poi si scopre che di conclusioni "vere" non ce ne sono state e che comunque il buon Renzi ha firmato il comunicato finale e quindi presente o non presente alla conferenza stampa conclusiva e dichiarazioni sulla "nullità" dell'Europa a parte, lui e l'Italia rimangono concordi su quanto si è detto e fatto a Bratislava: niente su tutti i fronti. L'Europa è sempre più assente ed in fase di disgregazione su tutti i fronti, immigrazione ed economia, e l'Italia è ormai parte attrice primaria di questa disgregazione sia perché incapace di far valere le sue ragioni sia perché ha scelto di mantenere i piedi in due staffe. Insomma siamo i soliti arruffoni prima con Silvio che faceva aspettare la Merkel mentre era al telefono con ... "Erdogan" ... ora con Renzi che sbatte i piedi ma in realtà firma tutto ciò che c'è da firmare. Intanto il presidente del consiglio, nel silenzio più totale come si addice quando conclude qualcosa di impopolare, fa firmare a Padoan un documento per la rinascita del famigerato trattato del Ttip fra Usa e Ue, trattato messo da parte da Francia e Germania anche per le innumerevoli proteste popolari. L'Italia però non può tradire la sua sudditanza al potere americano ed allora in nome di questa sudditanza volta le spalle a quella parte di europa contraria ormai al trattato e quella parte di europa, quella che conta, lo mette nell'angolo a sbattere in piedi. Ma le schiere di coloro pronte a sorbirsi le bravate verbali di Matteo Renzi si assottigliano ogni giorno di più mettendo maggiormente a rischio la vittoria del Si .... per fortuna.

mercoledì 14 settembre 2016

Referendum: non si sa quando si vota ma la guerra è in pieno svolgimento e Renzi scatena le sue truppe


Renzi tergiversa sul voto del referendum costituzionale cercando di allungare i tempi per recuperare il terreno perso, ma questo allungamento non fa altro che dare vita a recrudescenze sempre più forti nella campagna per il Si e per il No. Il tutto tenendosi lontani, sia da parte dei fautori del Si che da parte dei fautori del No purtroppo, dai contenuti. Ora poi scendono in campo anche le truppe mercenarie straniere, Stati Uniti in testa seguiti agenzie di rating, per soccorrere il presidente del consiglio e del Pd ormai in piena difficoltà su tutti i fronti. Per distrarre e confondere le idee ai cittadini si passa dalle manganellate di Catania dove è stata schierata addirittura la polizia a difendere .... la riforma costituzionale renziana ...., agli attacchi indiscriminati lanciati dal presidente della regione campana Vincenco De Luca che, imitando il candidato nazista alla presidenza degli Stati Uniti Donald Trump, si augura addirittura che i grillini Diba, Di Maio, Figo siano ammazzati: "che vi possano ammazzare tutti" le parole del governatore. Purtroppo a queste provocazioni di stampo fascista, gli obiettivi dell'attacco scendono sullo stesso piano di De Luca e per voce di Di Maio si lanciano in un paragone altrettanto di stampo fascista fra Renzi e Pinochet. Ora che il governo Pd-Ucd guidato da Matteo Renzi stia abbattendo a colpi di piccone la democrazia nel paese è fuori dubbio (cancellazione statuto dei lavoratori, legge elettorale che non consente al popolo di eleggere i propri rappresentanti, trasformazione del Senato in un dopolavoro politico di nominati) ma paragonarlo al sanguinario dittatore cileno è veramente fuori luogo. In mezzo a questo scontro quasi fisico si sono inseriti due eserciti mercenari in soccorso al Partito Democratico in evidente difficoltà a sostenere le ragioni del Si, cosa che sarebbe molto facile perché per loro sarebbe sufficiente discutere i contenuti della loro riforma. Se non lo fanno ci sarà un motivo ? L'ambasciatore Usa minaccia la fuga di investitori stranieri in caso di vittoria del No che non ha di meglio di occuparsi di un referendum costituzionale in Italia piuttosto delle elezioni presidenziali Usa dove un nazista si scontrerà con una donna purtroppo malata e forse non in grado di sopportare un quadrienno di presidenza della maggiore potenza mondiale. L'ambasciatore è affiancato è affiancato dall'agenzia Fitch che si sbilancia in previsioni funeste per l'Italia sempre in caso di vittoria del No. Insomma alle varie previsioni fosche di Renzi-Boschi che si sono addirittura spinti a teorizzare un agevolazione del terrorismo internazionale in Italia qualora vincesse il No, alle botte della polizia sui sostenitori del No, agli auguri di morte verso i grillini, si affiancano le minacce degli Stati Uniti e delle agenzie di rating. Questo è il quadro nel quale l'Italia sta viaggiando verso il referendum anzi verso la data del referendum che ancora non ci è dato conoscere. E tutto sempre parlando di previsioni basate sul nulla.

venerdì 9 settembre 2016

Ma alla fine il sindaco di Roma chi è ?


L'aspetto più inquietante della vicenda di Virgina Raggi, sindaco di Roma del M5S, di questi giorni è quanto pubblicato oggi sull'organo ufficiale del Movimento 5 Stelle e cioè il blog di Beppe Grillo: Olimpiadi di Roma no grazie. L'inquietudine proviene non tanto dal contenuto del post che annuncia un chiaro No alla candidatura di Roma alle olimpiadi del 2024, ma piuttosto che questo No anticipa la decisione del sindaco al quale viene in questo modo ridotta se non del tutto tagliata la propria autonomia decisionale. Tutto quanto accaduto in questi giorni, montato ad arte da giornali vicini al PD (quasi tutti quindi) e dal PD stesso, non rappresenta altro che una "normale" vicenda di politica italiana che non avrebbe niente di rilevante se non fosse per il protagonista e cioè il M5S per la prima volta asceso alla guida di una grande città italiana (con tutto il rispetto per Parma). Storie di ordinaria follia tutta italiota, gli altri partiti, dei vari schieramenti da destra a sinistra passando per il centro, hanno combinato ben di peggio nella capitale riducendola al disastro attuale, ma al M5S, paladino a parole della trasparenza, non viene perdonato niente in virtù della sua colpa di aver messo nell'angolo tutto il cucuzzaro. Se nel nostro paese dovessero mettersi da parte tutti i politici che raccontano bugie (come dovrebbe essere in un paese normale) il governo, il parlamento, i consigli regionali e comunali sarebbero svuotati in quattro e quattr'otto e sarebbe difficile trovare nuovi candidati per nuove elezioni. Più grave invece è la mancanza di autonomia di un sindaco che segue le direttive del suo "capo", inteso come il padrone del partito o del movimento per il quale è stato eletto. Il sindaco, ma anche ogni altro politico, se anche per il parlamento si votasse in maniera democratica e non per delega alle nomine, dovrebbe rispondere direttamente ed esclusivamente ai propri elettori e a nessun altro. Ora è anche vero che Virginia Raggi lo aveva apertamente dichiarato in campagna elettorale "Se Grillo mi chidesse di dimettermi, lo farei" e quindi nessuno dei suoi elettori può lamentarsi se oggi non è lei che dice No alle Olimpiadi, ma lo fa direttamente l'organo ufficiale del movimento. La Raggi su questo problema è stata sempre un pò evasiva, ma ora non ha scelta dovrà dire anche lei No pena l'espulsione diretta dal M5S e probabilmente la fine della sua carriera da sindaco. Ora la domanda è: possiamo mettere in mano le sorti del paese ad un comico ? Ma c'è anche un'altra domanda: perché quando ha detto No Monti alla candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2014 tutti se ne sono stati zitti ed ora perché lo dice Virginia Raggi, ops pardon Beppe Grillo, c'è una ribellione generale soprattutto dal Renzi e company .. ? misteri della politica trasformista italiana.  

giovedì 8 settembre 2016

In Europa dopo 27 anni si torna al muro


Il muro di Berlino eretto, nel 1961, fu abbattuto nel 1989. Sono trascorsi solo 27 anni e l'europa, per mano dei due paesi più democratici del continente Francia e Inghilterra, ricorre nuovamente ad un muro a dimostrazione nella propria incapacità politica e della propria inesistenza. L'Inghilterra, con il benestare della Francia, costruirà un muro si dice alto 4 metri, per arginare il flusso di immigrati che attraverso Calais tentano di attraversare la manica per arrivare nell'isola britannica. Una costruzione che riporta indietro l'europa ai suoi anni più bui, quelli del nazismo germanico e degli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale quando attraverso il muro di Berlino si tentò di dividere il blocco occidentale dal quello dell'Unione Sovietica. La storia purtroppo sembra non insegnare alcunché e proprio agli stati che più hanno sofferto e patito quello che accaduto nel ventesimo secolo. Lo dimostra Israele con la sua politica contro i palestinesi, trattati in molte occasioni come lo furono gli ebrei da parte dei tedeschi, e ora lo dimostra l'Europa, o meglio l'Inghilterra e la Francia, due paesi che hanno contribuito attivamente alla sconfitta del nazismo e del terribile regime totalitario che i tedeschi avevano instaurato in tutta europa. Senza poi contare che Inghilterra e Francia sono due paesi occidentali fra i maggiori responsabili di quello che sta accadendo oggi a causa dell'integralismo islamico. L'europa, forse per la prima volta nella sua storia, si trova ad affrontare un problema come davvero si trattasse di un singolo stato federale ed in questa prima seria occasione dimostra tutta la sua incapacità e inesistenza. Di fatto non esiste una linea comune condivisa da tutti ed ogni paese si comporta a modo proprio senza che l'Europa possa fare qualcosa: chi erge muri, chi respinge gli immigrati, che li raccoglie in campi di concentramento. Tutti però sono unanimi in un comportamento che non risolve il problema: continuare nelle politica dsi sfruttamento del più debole. Se  non si cambia questo modello di sviluppo si potranno vincere della battaglie ma la guerra è persa.

mercoledì 7 settembre 2016

Menzogne di serie A e di serie B


Il dibattito di queste ore sul sindaco Raggi e la scelta (sua o del direttorio) degli assessori non mi appassiona se non per le alzate di scudi, ipocrite, di tutti gli avversari del M5S, dal Pd in primis e via via da parte di tutti gli altri se pur in tono minore rispetto al partito di governo. L'ipocrisia diffusa dei politici del Partito Democratico è veramente esilarante, se ci fossero le condizioni per ridere. Ora in un paese "normale" la Raggi ed i suoi assessori sarebbero già a casa, con o senza i dictat di Grillo e del così detto direttorio, ma insieme a lei la lista di coloro che dovrebbero andarsene in virtù di una menzogna sarebbe così lunga che sicuramente sarebbero necessarie nuove elezioni politiche e amministrative. La mezogna è la principale arma di propaganda "becera" del politico italiano. Per rimanere nell'attualità che dire di Matteo Renzi quando "tranquillizzava" il buon Enrico Letta con il famoso tweet "Stai sereno" salvo poi il giorno dopo pugnalarlo alle spalle ? E forse ci siamo dimenticati sempre della menzogna spaziale secondo "Matteo" che recitava "Mai al governo senza passare dal voto popolare" per poi occupare palazzo Chigi dimenticandosi della sua promessa di qualche mese prima ? E per rimanere nell'ambito dei sindaci che dovremmo dire di Sala, sindaco di Milano, indagato per aver dichiarato il falso sulle autocertificazioni in merito ai suoi possedimenti ? Insomma il politico che mente non è un'eccezione ma semplicemente la regola. E soprattutto lo è perché l'Italia non è un paese normale, ma non lo è esclusivamente per la sua classe politica ma anche per il suo popolo. Il politico, che sia un parlamentare o un amministratore locale, altro non è che una rappresentazione dei cittadini che lo hanno votato e quindi non può essere diverso dalla sua base elettorale. Ed infatti di tutti questi "mentitori" di professione si chiedono le dimissioni solo a seconda sia del tipo di menzogna si dell'appartenenza politica dello stesso mentitore. E' certo che se la menzogna proviene da chi fino ad oggi si presentato come il nuovo, come il cambio di rotta della politica, come il trasparente, come l'eticamente diverso da tutto il resto del panorama politico, la mezogna stessa assume un valore diverso e più degno di nota da parte dei media e degli avversari politici. Ma alla fine non si può che concludere con: "Niente di nuovo sotto il sole" ... purtroppo.