domenica 22 settembre 2013

PD: il Partito del Disastro


Una delle ragioni dei disastri di questi ultimi venti anni segnati dal berlusconismo, da tre governi disastrosi del condannato e da due governi con i finti avversari abbracciati nella guida del paese, è la incosistenza della sinistra finita nel disastro del Partito Democratico, disastro che si sta celebrando ormai dal marzo scorso e del quale l'atto finale (per ora) è stata l'assemblea nazionale di ieri. Dopo il primo governo del centro destra, conclusosi anticipatamente non per l'avviso di garanzia al tizio del consiglio, ma bensì per l'abbandono della Lega contraria alla riforma delle pensioni, la sinistra riuscì a mantenere palazzo Chigi solo in virtù di ben quattro esecutivi: prima Prodi, poi D'Alema seguito da se stesso ed infine Amato. Cinque anni tormentati che misero in evidenza la debolezza di quell'alleanza che andava dal centro fino all'estrema sinistra. Dopo altri cinque anni di centro destra disastrosi si ma che misero in evidenza la compattezza senza condizioni di quell'alleanza, arrivò il secondo governo Prodi con tutta la sua debolezza a causa di una legge elettorale tranello che difficilmente avrebbe garantito la governabilità del paese. Piuttosto che dedicarsi anima e corpo a sostenere quel debole governo, Veltroni e soci, ebbero la brillante idea di confluire le proprie energie nel mettere in piedi il partito più disastrato che la storia della repubblica abbia mai avuto: il partito democratico. Quello sforzo immane di mettere insieme anime completamente diverse e distanti costituì un atto di terrorismo verso il governo Prodi che franò miseramente in soli due anni senza fare nessuna delle poche cose che avrebbe dovuto portare a termine. La nascita del carrozzone fu salutata quindi dal quel primo insuccesso al quale ne seguirono altri uno dietro l'altro fino ad arrivare al disastro di questi giorni. Dopo il caos della elezione del presidente della repubblica e dopo la scelta scellerata di andare al governo insieme ad un pregiudicato che spara su tutte le istituzioni, ieri è arrivata la direzione nazionale che ha messo in evidenza quanto il partito sia dilaniato anche al proprio interno. Non riescono a trovare un accordo su niente nemmeno su come eleggere il segretario. Addirittura ieri al momento del voto non c'era nemmeno il numero legale a causa di un drappello di delegati che avevano abbandonato l'assemblea con in testa il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Già l'ascesa del vero delfino del condannato ha scombussolato le deboli fondamenta del Pd mettendone in evidenza la fragilità e mettendo in evidenza quanto il vero pericolo del governo Letta sia il suo stesso partito. Renzi è la vera scheggia impazzita il cui reale obiettivo è distruggere quel carrozzone cone le sue uscite e con le sue pretese che vanno una volta contro le regole, poi per il rispetto delle regole, poi per il cambiamento delle regole a seconda del proprio tornaconto. Forza Italia, Pdl e poi ancora Forza Italia hanno avuto e avranno gioco facile perchè oltre alla potenza comunicativa del tizio mettono in campo una solidità granitica, fatta si da persone leccapiedi senza testa che recitano la lezione impartita dal capo, ma quindi difficilmente incrinabile. Non dico che il Pd debba mettere in campo la stessa cecità e la stessa devozione, anche perchè un partito non può seguire pedissequamente il proprio leader, ma nemmeno litigare su tutto e non trovare un accordo su niente, perchè in queste condizioni sarebbe molto meglio che ritornasse alle origini separando quelle anime che in nessun modo riescono a seguire lo stesso percorso.

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